Libertà di stampa: Italia maglia nera in Europa occidentale

Inpgi, la cassa dei giornalisti autonomi, registra utili in crescita nel 2024 a quota 123 milioni Dai 77 milioni del 2023.

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Per la libertà di stampa, l’Italia conquista il peggior risultato tra le grandi nazioni d’Europa occidentale, slittando in basso di ulteriori tre posizioni, dal 46° posto del 2024 al 49° posto del 2025, nella classifica della libertà di stampa stilata annualmente da “Reporters sans Frontières” (Rsf), l’Organizzazione non governativa per la protezione dei media.

La libertà di stampa in Italia «continua a venire minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel Sud, come anche da diversi gruppuscoli estremisti che esercitano violenze. I giornalisti – prosegue Rsf – lamentano anche un tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in campo giudiziario attraverso una “legge bavaglio” che si aggiunge alle procedure bavaglio (Slapp) frequenti nel Paese», con tante minacce di denunce temerarie.

Oltre a dovere fronteggiare l’eccesso di concentrazione delle testate in mano a pochi editori che controllano anche gran parte della raccolta pubblicitaria, sbilanciata a favore dei due principali gruppi televisivi Rai e Mediaset, c’è anche il problema della redditività della professione giornalistica, messa sempre più a rischio da contratti bloccati da 10 anni per i giornalisti lavoratori dipendenti con una perdita del 19,3% del potere d’acquisto e da retribuzioni indegne per tutti i giornalisti lavoratori autonomi, sempre più colonne portanti del sistema informativo nazionale visto che gli editori preferiscono sostituire giornalisti dipendenti ad alto costo prepensionati con i collaboratori autonomi. «La fragilizzazione economica dei media rappresenta una delle principali minacce per la libertà di stampa» nel mondo, avverte RSF.

Intanto, l’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani libero professionisti (quelli dipendenti sono trasmigrati nella pancia dell’Inps per il forte buco scavato dai continui prepensionamenti e cassa integrazione operato dagli editori nei conti della gestione specifica) «chiude il bilancio 2024 con un risultato economico positivo pari a 123,855 milioni, segnando un significativo aumento rispetto ai 77,473 registrati nel 2023», e «la gestione previdenziale ha contribuito in maniera determinante a questo risultato, con un avanzo di 126,247 milioni, in crescita di 68,501, rispetto all’esercizio precedente».

La Cassa pensionistica dei giornalisti autonomi specifica che tale incremento «è stato trainato principalmente dall’aumento dei ricavi, attestatisi a 143,115 milioni (+72,830, rispetto al 2023), dovuto in particolare ai maggiori contributi derivanti dal ricongiungimento dei periodi assicurativi da parte degli iscritti, che nell’anno in esame hanno raggiunto i 71,303 milioni».

Il numero di giornalisti che svolgono attività libero-professionale che hanno presentato denuncia reddituale, indica l’Inpgi, «è stato pari a 20.108 (rispetto ai 20.420 del 2023), con un reddito medio pro-capite in crescita a 17.342 euro, rispetto ai 16.611 euro dell’anno precedente» E, “per quanto riguarda i co.co.co, i rapporti denunciati nel corso dell’anno sono stati 5.484 (contro i 5.698 del 2023), con un reddito medio pro-capite annuo di 11.095 eburo (rispetto agli 11.325 euro del 2023)» Sempre lordi, ovviamente.

Risultati economici sicuramente insoddisfacenti per i diretti interessati, che si trasformano in futuri trattamenti pensionistici letteralmente da fame, con tanti futuri intellettuali poveri.

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