Ancora pochi giorni e poi il 16 giugno scadrà il pagamento Imu il cui costo medio per una seconda casa, in una città capoluogo, sarà quest’anno di 977 euro (di cui 488 per l’acconto di giugno), con punte di oltre 3.000 euro a Roma, che si conferma la città più cara secondo i calcoli del servizio Stato Sociale, Politiche Fiscale Previdenziali, Immigrazione della Uil.
La scadenza alla cassa per il pagamento Imu interessa oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale, che dovranno pagare circa 9,7 miliardi (la meta dei 19,4 dovuti annualmente) di Imu, l’imposta municipale che grava sul mattone. In base all’analisi dei costi annuali dell’Imu per le seconde case, al primo posto tra le città più care resta sempre Roma, seguita da Milano e Venezia. Le città meno care sono invece Palermo, Pesaro, Cosenza.
Guardando alle altre categorie per le quali si paga l’Imu, per l’abitazione principale considerata di lusso (categorie catastali A/1, A/8, A/9), il costo medio complessivo dell’Imu sarà invece di 915 euro (458 euro per l’acconto di giugno), con punte di 3.000 euro a Venezia.
L’analisi dei costi annuali dell’Imu per le seconde case mostra significative variazioni tra le diverse città italiane. Tra quelle con i costi più elevati per le seconde case, Roma si riconferma al primo posto con un valore medio annuo di 3.499 euro. Seguono Milano, dove il costo medio annuo è di 2.957 euro, e Venezia con 2.335 euro. A Livorno, il costo medio per una seconda casa è di 1.984 euro, mentre Salerno chiude la lista delle dieci città più care con un costo medio annuo di 1.514 euro. Palermo invece si distingue per il costo medio dell’Imu per le seconde case più basso, pari a 391 euro annui. Seguono Pesaro con un costo medio annuo di 394 euro e Cosenza con 395 euro. A Enna il costo medio per una seconda casa è di 460 euro, mentre Belluno è in coda alla lista delle dieci città meno costose, con 551 euro.
«Emerge la necessità di una profonda riforma del catasto come pilastro di un sistema fiscale realmente equo e progressivo. L’attuale impianto catastale, basato su valori risalenti a oltre quarant’anni fa, genera ingiustizie e sperequazioni inaccettabili tra cittadini con situazioni abitative analoghe, ma trattamenti fiscali diversi – afferma il segretario confederale della Uil, Santo Biondo -. Adeguare le rendite catastali ai valori reali di mercato, senza aumentare la pressione fiscale complessiva è un atto di giustizia sociale».
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