Spreco alimentare in crescita in italia

Il 5 febbraio si celebra la XII Giornata nazionale di prevenzione. I dati dell’Osservatorio Waste Watcher International.

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spreco alimentare World Food Waste Report

Il 5 febbraio si celebra la XII Giornata nazionale di prevenzione. I dati dell’Osservatorio Waste Watcher International.

In occasione della XII Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio 2025, l’Osservatorio Waste Watcher International segnala che cresce del 9,11% lo spreco di cibo in Italia, pari ogni giorno a 88,2 grammi di cibo pro capite, ovvero oltre 32 kg di cibo pro capite in un anno. Una abitudine che costa 139,71 euro ad ogni cittadino e complessivamente 14,101 miliardi annui includendo lo spreco di filiera, dai campi alle nostre tavole. Il solo spreco alimentare nelle case costa 8,242 miliardi di euro e rappresenta il 58,55% dello spreco della filiera del cibo.

Alla presentazione dei dati dell’Osservatorio è intervenuto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida: «dobbiamo educare al rispetto del cibo per ridurre lo spreco alimentare, garantendo un miglior utilizzo degli alimenti e la riduzione dell’impatto ambientale del sistema produttivo, senza sacrificare l’elemento della qualità. Su questo, tutti gli anelli della filiera possono contribuire. Fondamentale il ruolo di studi, come quello di oggi dell’Osservatorio Waste Watcher, che contribuiscono a richiamare l’attenzione sul tema e a formulare proposte».

«Come per le precedenti rilevazioni – ha sottolineato il fondatore della Giornata di Prevenzione dello spreco alimentare, Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher – il dominus dello spreco alimentare è a livello domestico: 1,9 milioni di tonnellate in peso, per un valore di 8,2 miliardi. Nelle nostre case il recupero delle eccedenze non è possibile. Su ogni cittadino gravano 32 kg all’anno, per centrare l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite dobbiamo ridurre lo spreco pro capite di 13 kg annui entro la fine del 2029».

Per Luca Falasconi, coordinatore del RapportoIl caso Italia” di Waste Watcher International, ha confermato che «ogni piccola azione conta, e insieme possiamo fare la differenza. Ridurre lo spreco alimentare inizia proprio dalle nostre case per arrivare a un massimo di 369,7 grammi settimanali di cibo gettato nel 2030».

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha evidenziato che «nel corso dell’ultimo anno il cambiamento climatico si è riverberato con incidenza significativa sull’aumento degli sprechi alimentari, soprattutto nella prima fase della filiera, tra alluvioni e siccità: un elemento nuovo di cui tener conto, e sul quale l’azione congiunta di scienza, ricerca e tecnologia applicata può favorire una forte riduzione dello spreco nella fase primaria ma anche lungo tutta la filiera. A questo impegno vanno aggiunte le riflessioni legate ai differenti stili di vita per individuare più efficaci modelli di consumo: per esempio ragionando sull’ottimizzazione delle confezioni dei prodotti alimentari, ma anche sulle aspettative dei cittadini, cercando di promuovere il consumo sostenibile ed equo dei prodotti agricoli».

Per il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, «l’industria alimentare ha profuso molti sforzi per ridurre gli sprechi, ma ora il problema rimane soprattutto nell’ambito domestico con i cibi freschi. Nel 2024, lo spreco alimentare in casa è aumentato del 9,11%. Per ridurre questa tendenza, aldilà di accorgimenti come il riutilizzo degli avanzi con ricette tradizionali, occorrono soluzioni a lungo termine. In primis, l’educazione all’alimentazione nel percorso scolastico, promuovendo i principi base della Dieta mediterranea».

Sul fronte degli esercizi pubblici, Lino Stoppani, vicepresidente vicario Confcommercio e presidente di Fipe, «dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher non arriva un bel segnale sullo spreco alimentare. D’altra parte, le transizioni verso nuovi modelli di consumo e di produzione hanno bisogno di visione, coraggio, regole, investimenti, ma anche di un contesto culturale favorevole, che spinga cioè ognuno di noi a sentirsi protagonista di una grande sfida. Oggi proprio questo contesto è messo in discussione da cattivi comportamenti e da scarsa sensibilità a promuovere atteggiamenti corretti. Come sistema Confcommercio ci sentiamo pienamente coinvolti in questo percorso, anche grazie alla funzione di prossimità che consente alle nostre imprese di dialogare ogni giorno con milioni di consumatori, investendo quindi nuove energie per recuperare ritardi e promuovere attenzione ed educazione sui temi dello spreco alimentare».

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