Acciaio: scatta lo scudo Ue con dazi al 50% sulle importazioni dalla Cina

Importazioni a tariffe zero dimezzate per difendere la produzione europea.

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La sovracapacità produttiva di acciaio della Cina gestita tramite esportazioni massicce a basso costo per via dei minori costi di produzione per il mancato rispetto degli obblighi ambientali che invece gravano sulla produzione europea ha spinto grandemente le importazioni, mettendo a rischio la produzione continentale, tanto che la Commissione Ue ha deliberato l’applicazione di dazi al 50%.

Dopo mesi di allarmi dell’industria dell’acciaio e pressioni da oltre dieci Paesi guidati da Italia e Francia, la Commissione di Ursula von der Leyen ha presentato la sua proposta per la siderurgia continentale: una stretta del 47% delle importazioni a dazio zero (limitandole a 18,3 milioni di tonnellate all’anno) e tariffe raddoppiate al 50% su tutte le quote extra per contenere l’urto di un mercato europeo già provato dai dazi di Donald Trump rimasti comunque al 50% su acciaio e alluminio.

«La sovraccapacità globale sta danneggiando la nostra industria: dobbiamo agire ora» ha dichiarato von der Leyen che, per la competitività dell’Europa, ambisce a una siderurgia forte e sostenibile. Dietro alle ambizioni di autonomia e al piano illustrato dai commissari Stéphane Séjourné e Maros Sefcovic al Parlamento Ue riunito a Strasburgo, tuttavia, il quadro viene definito «molto allarmante».

La produzione mondiale di acciaio è cinque volte superiore alla domanda europea e, nelle cifre delineate dai funzionari Ue, il Vecchio Continente è l’unica regione al mondo ad aver ridotto la propria capacità produttiva. La concorrenza sleale alimentata dai sussidi della Cina ha già piegato intere filiere – nelle denunce anche di Eurofer – dall’automotive all’edilizia, minando la competitività, i posti di lavoro e il cuore stesso della manifattura europea. E, senza nuove difese, è l’avvertimento, la fine delle vecchie salvaguardie sull’acciaio nel giugno 2026 sarebbe devastante.

Il nuovo scudo nato per sostituirle è ispirato non al protezionismo, ha tenuto a chiarire Sefcovic, ma a un’Europa che torna a difendere se stessa, ritornando ai livelli del 2013, prima che la marea dell’acciaio cinese travolgesse il mondo occidentale. Tra le nuove misure – incluso un requisito obbligatorio di fusione e colata per garantire la tracciabilità dell’origine del metallo e smascherare le triangolazioni che fanno passare l’acciaio cinese per vietnamita o coreano -, Bruxelles punta anche a stringere nuove alleanze strategiche nel perimetro del Wto ed è pronta a negoziare con i partner interessati – come previsto dall’articolo 28 dell’accordo che regola il commercio mondiale (Gatt) – per definire nuove quote e compensazioni.

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