Il fondo di investimenti americano BlackRock, il più grande del mondo (11.475 miliardi di dollari di masse gestite), ha abbandonato l’alleanza dei gestori finanziari per le zero emissioni, la Nzami (Net Zero Asset Managers Initiative), un organismo dove i partecipanti si impegnano a tagliare od eliminare del tutto i loro investimenti sulle fonti fossili.
Negli Usa, a novembre una decina di stati conservatori ha avviato cause legali contro fondi e banche che aderivano ad alleanze per la decarbonizzazione, sostenendo che queste iniziative violano la normativa antitrust, bloccano lo sviluppo delle fonti fossili e provocano un aumento dei prezzi dell’energia.
La coincidenza di questa offensiva con l’elezione di Donald Trump alla presidenza Usa, che nel suo programma prevede «trivella, trivella, trivella» per il rilancio della produzione di energia fossile, non sembra casuale. Dopo la crisi energetica del 2022, causata dalla riduzione degli investimenti sulle fossili per decarbonizzare, le politiche climatiche hanno subito ovunque una brusca frenata. Negli Stati Uniti, di fronte alle cause legali degli stati, e con l’ombra di Trump che incombe, le imprese hanno preferito fare marcia indietro sugli impegni per la decarbonizzazione, cui fa il paio il rigurgito dalla deriva delle politiche “woke”.
Da novembre, l’alleanza Nzami dei fondi d’investimento ha perso 7 membri. Lo stesso è successo all’alleanza delle banche per le zero emissioni, la Nzba (Net Zero Banking Alliance). Da dicembre, l’hanno lasciata colossi come Goldman Sachs, Wells Fargo, Citi, Bank of America, Morgan Stanley, JPMorgan Chase e BlackRock. Già ad aprile 2024, l’alleanza mondiale degli assicuratori per la decarbonizzazione, la Nzia (Net Zero Insurance Alliance), si era sciolta dopo essere stata abbandonata da 5 dei suoi 8 componenti, fra i quali Allianz, Axa e Scor. Anche qui, la motivazione era l’offensiva legale di una ventina di procuratori Usa, che parlavano di rischi per la concorrenza.
Mentre in America si torna alla realtà dopo la deriva climatica, in Europa la Commissione Ursula 2 continua a correre in solitaria dritta verso il baratro sociale ed economico del “Green Deal”, senza potere incidere più di tanto sugli equilibri climatici globali, visto che India e Cina aumentano le loro emissioni e gli Usa annunciano di rialzarle. Più che le variazioni climatiche, sulle scelte politiche pesano di più le esigenze dell’economia in rallentamento che in Europa stanno portando a schiantare migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro.
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