Giorno di Liberazione Fiscale 2025: scattato il 6 giugno

Cgia: festeggiamo il primo fine settimana senza tasse. L’Italia si situa nella parte alta della classifica del carico fiscale con il 42,6% di tasse, ben lontana dal 23,6% dell’Irlanda.

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Giorno di Liberazione Fiscale 2025

Questo è il primo fine settimana del 2025 liberi dalle tasse perché, secondo l’annuale elaborazione compiuta dall’Ufficio studi della CGIA, il 6 giugno è scoccato, ovviamente in linea puramente teorica, il Giorno di Liberazione Fiscale o, come lo chiamano negli Stati Uniti, il “Tax freedom day”.   

Dopo ben 156 giorni dall’inizio del 2025, sabati e domeniche compresi, il contribuente medio ha terminato di lavorare per pagare l’armamentario fiscale italiano che, in particolare, è costituito dall’Irpef, dall’Ires, dall’Irap, dall’Iva, dalle addizionali, dai contributi previdenziali, dalle tasse locali, etc. Versamenti che sono necessari per far funzionare la macchina pubblica: per consentire il funzionamento della sanità, dell’istruzione, dei trasporti pubblici, la sicurezza e tante altre cose ancora.

Dopo oltre cinque mesi in cui l’attività lavorativa è servita per onorare le richieste del fisco, da ieri e sino al prossimo 31 dicembre ciascun italiano eserciterà la propria professione per vivere e per migliorare la propria condizione economica. Come sottolinea la CGIA, il Giorno di Liberazione Fiscale consente di misurare in maniera del tutto originale il peso fiscale che grava sugli italiani che pagano le tasse.

Come si è giunti a stabilire che il 6 giugno è il Giorno di Liberazione Fiscale del 2025? La stima del Pil nazionale prevista per l’anno in corso è di 2.256 miliardi di euro; tale importo è stato suddiviso per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero di 6,2 miliardi di euro. Dopodiché, sono state estrapolate le previsioni relative alle entrate tributarie e contributive che i percettori di reddito verseranno quest’anno che dovrebbero ammontare a 962,2 miliardi di euro. Infine, quest’ultimo dato è stato frazionato al Pil giornaliero. Pertanto, queste operazioni hanno consentito all’Ufficio studi della CGIA di determinare il Giorno di Liberazione Fiscale che nel 2025 cade dopo 156 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero il 6 giugno.

Se si analizza l’andamento della pressione fiscale registrato negli ultimi 30 anni, il menosoffocante” fu il 2005. Con Silvio Berlusconi alla guida dell’esecutivo, la pressione fiscale in Italia scese al 38,9% del Pil, 3,8 punti in meno della soglia prevista per il 2025. Diversamente, il picco massimo è stato toccato nel 2013, con il governo guidato da Mario Monti che, però, dalla fine di aprile fu rimpiazzato da Enrico Letta, quando il carico fiscale complessivo sul Pil toccò il 43,4%.

Nel Documento di Economia e Finanza del 2025, si stima una pressione fiscale per il 2025 al 42,7%, un livello in lieve aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al dato del 2024. Tra gli italiani che sono completamente disinteressati alle scadenze tributarie e contributive ci sono sicuramente gli evasori. Per loro il Giorno di Liberazione Fiscale non rappresenta alcunché, visto che fanno festa tutto l’anno. Secondo le ultime stime dell’Istat riferite al 2022, sono quasi 2,5 milioni le persone fisiche presenti in Italia che sono occupate irregolarmente come dipendenti o abusivi, che lavorano completamente in nero o quasi; quando operano in qualità di subordinati non sono sottoposti ad alcun contratto nazionale di lavoro o, se lavorano in proprio, in possesso di una partita Iva.

Giorno di Liberazione Fiscale 2025

Il Giorno di Liberazione Fiscale evidenzia empiricamente quanto sia eccessivo il carico fiscale che grava sugli italiani. Una specificità che emerge in misura altrettanto evidente anche quando si confronta la pressione fiscale italiana con quella dei paesi UE. Nel 2024, la pressione fiscale in Danimarca era al 45,4% del Pil, in Francia al 45,2%, in Belgio al 45,1%, all’Austria il 44,8% e in Lussemburgo al 43%. L’Italia si è posizionata al sesto posto tra tutti i 27 paesi dell’Unione europea con un tasso del 42,6% del Pil. Se in Italia, come quest’anno, nel 2024 sono stati necessari 156 giorni lavorativi per pagare tutte le imposte, le tasse e i contributi, in Danimarca hanno lavorato per il fisco 166 giorni, in Francia e in Belgio 165, in Austria 164 e in Lussemburgo 157. La media UE è stata di 148 giorni (-8 rispetto al dato Italia), mentre in Germania è stata di 149 (-7 giorni rispetto all’Italia) e in Spagna di 136 giorni (-20 giorni) , per non dire dell’Irlanda dove sono stati sufficienti solo 148 giorni (-70 giorni).

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