Per la sesta volta consecutiva, la settima da giugno scorso, la Bce tagliuzza il costo del denaro portando così i tassi sui depositi al 2,25% con una sforbiciatina dello 0,25%, Con la presidente della Banca Centrale Europea, Christine “Croissant” Lagarde che ha dichiarato che l’opzione di un taglio di 50 punti base era stata discussa, però poi alla fine, all’unanimità, si è convenuto di fermarsi a un -0,25%.
«Questo perché – ha spiegato Lagarde – dato l’attuale elevato livello di incertezza, unito al fatto che solo poche settimane fa alcuni membri del Consiglio direttivo si erano chiaramente espressi a favore di una pausa nella riunione odierna, un taglio dei tassi Bce di 50 punti base era evidentemente eccessivo».
D’altronde, ha evidenziato Lagarde, «le prospettive di crescita si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali». Ed «è probabile che l’incertezza riduca la fiducia tra famiglie e imprese, e la risposta avversa e volatile del mercato alle tensioni commerciali avrà probabilmente un impatto più restrittivo sulle condizioni di finanziamento». Tutti fattori che «potrebbero incidere ulteriormente sulle prospettive economiche dell’area dell’euro».
Lagarde ha sottolineato che «siamo in presenza di uno choc negativo nei confronti della domanda. Alcuni dazi sono già stati applicati e da una media del 3% siamo passati a dazi medi del 13% alle dogane sui beni europei». Uno “choc” che «può impattare sulla crescita. C’è molta incertezza e molte implementazioni che devono ancora succedere, per cui l’impatto netto sui prezzi diventerà più chiaro nel tempo».
L’unica certezza sembra quella che «l’economia dell’area dell’euro abbia sviluppato una certa resilienza contro gli shock globali, ma le prospettive di crescita si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali».
Quanto alle strategie future, gli analisti dicono che «prevediamo altri tre tagli dei tassi consecutivi della Bce nei prossimi incontri, portando potenzialmente il tasso all’1,5% quest’anno» affermando da Goldman Sachs, che ha ridotto la sua previsione di crescita del Pil reale dell’area euro di un ulteriore 0,2%, prevedendo ora «una contrazione nel terzo trimestre e una crescita pressoché nulla per il resto dell’anno. Stimiamo ora una crescita del Pil dell’area euro dello 0,7% nel 2025 (rispetto allo 0,8% precedente) e dell’1,0% nel 2026 (contro l’1,1% stimato in precedenza)». Mentre a livello dei singoli paesi europei «tagliamo le previsioni di crescita del Pil dello 0,3% per Germania e Italia e dello 0,1% per Francia e Spagna».
Quanto agli effetti sull’economia reale del nuovo taglietto dei tassi Bce, questi secondo Lando Maria Sileoni segretario della Federazione autonoma dei bancari italiani, «saranno evidenti e immediati: il mercato dei mutui potrà beneficiare di un nuovo slancio, favorendo l’accesso alla casa e dando ossigeno al comparto immobiliare. Attenzione, però, all’andamento delle erogazioni sul fronte del credito al consumo: la riduzione delle erogazioni complessive negli ultimi nove mesi è una spia da monitorare attentamente».
Per Sileoni «le condizioni di accesso ai prestiti praticate dalle banche alla clientela sono in alcuni casi, evidentemente, non sostenibili dalle famiglie è ciò è un fattore critico perché meno liquidità per gli acquisti vuol dire anche un impatto potenzialmente negativo sui consumi generali e sulla crescita economica».
Con i tassi al credito al consumo praticati da banche e finanziarie spesso attorno e anche oltre al 10% i consumi faticheranno a riprendersi, specie per i beni durevoli di grande costo, come l’automobile, settore già in pesante crisi. Forse, le banche e finanziarie farebbero meglio ad essere meno ingorde, tagliando di qualche punto i loro ampissimi margini di guadagno che fino ad ora si sono tradotti i premi milionari per i vertici delle aziende e consistenti premi in busta paga pure per i dipendenti.
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