La manifattura italiana tiene, ma in rallentamento

Il rapporto di Intesa Sanpaolo sui distretti industriali. De Felice: «evitato il peggio».

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manifattura italiana grafico indice calo

Crescita «lenta ma resiliente» per il paese e la manifattura italiana, che, insieme al resto del mondo, «hanno evitato il peggio» che si prospettava dal “Liberation Day” dello scorso 2 aprile di Donald Trump sui dazi: questo il quadro che emerge dal 107°Rapporto Analisi dei Settori Industriali” presentato dal Centro Studi di Intesa Sanpaolo insieme a Prometeia.

Per il 2025 è previsto un fatturato di 1.143 miliardi di euro per la manifattura italiana, che viene definito «stabile sui livelli del 2024 a prezzi costanti» e in crescita di 229 miliardi rispetto al 2019 e dell’1,8% in confronto al 2024 a prezzi correnti.

Secondo il capo-economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, «sono passati 4 mesi dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e il livello di incertezza è solo in parte diminuito e rimane ancora molto alto. Se tutte le misure del “Liberation Day” del 2 aprile fossero state confermate – spiega -, ci sarebbero oggi rischi pericolosissimi, con una recessione negli Usa dovuta al crollo della domanda e della crescita».

«Tutto questo sembra ormai evitato – osserva De Felice – perché con quei livelli di dazi ci sarebbe stata una sorta di autarchia, con un blocco quasi totale del commercio internazionale e una conseguente recessione globale, con forti danni per i paesi più esposti verso gli Usa».

Per l’Italia De Felice si aspetta una «crescita lenta ma resiliente» grazie a un mercato del lavoro «che stupisce un po’ tutti, ma che è di supporto alla crescita dei redditi e dei consumi». Poi c’è una «politica fiscale che ha raggiunto un buon equilibrio tra la prudenza e il sostegno congiunturale per alcune classi di reddito e in parte per le imprese».

A questi fattori si aggiunge il Pnrr, che è una «leva per la modernizzazione e per la crescita». Infine, secondo de Felice, «oggi abbiamo una cosa che non avevamo durante la crisi del debito sovrano, ossia un sistema bancario e industriale che si sono ristrutturati e sono molto più resilienti agli shock esterni di qualche tempo fa».

Tra le prestazioni più brillanti per il 2025 della manifattura italiana la farmaceutica, in crescita tendenziale del 2,4%, della meccanica (+1,7%) e del largo consumo (+1,2%). Nel quadriennio 2026-2029 l’industria manifatturiera italiana crescerà di circa l’1% medio annuo, con un «maggior dinamismo nel prossimo biennio», spiega il Centro Studi di Intesa Sanpaolo, dovuto alla spinta degli investimenti del Pnrr.

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