Cookie pubblicitari: Google fa dietrofront sul tracciamento che rimane

Cinque anni fa aveva promesso la rimozione per tutelare meglio gli utenti.

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Cookie pubblicitari

Google fa dietrofront sui cookie pubblicitari di terze parti, i programmi che servono a tracciare gli utenti quando consultano i siti, uno strumento di profilazione per inserzionisti e marketing. Il colosso dei motori di ricerca ha annunciato che non rinuncerà ad usarli completamente sul suo programma di navigazione Chrome, come invece aveva promesso cinque anni fa in quella che era apparsa una svolta epocale.

Nel 2020 Google aveva annunciato l’intenzione di bloccare i cookie pubblicitari e di passare gradualmente al “privacy sandbox”, un sistema in grado di intercettare preferenze e interessi dell’utente ma descritto come meno invadente. Però la decisione era stata più volte rinviata fino ad arrivare a luglio 2024 quando Google aveva affermato che non avrebbe impedito i cookie di terze parti per impostazione predefinita, ma avrebbe consentito all’utente di disattivarli.

Nel frattempo erano arrivate critiche al sistemaprivacy sandbox”. Gli editori si erano mostrati contrari perché avrebbe stravolto il loro modello di business. E gli attivisti digitali come la Electronic Frontier Foundation americana avevano invitato gli utenti a rinunciare al programma, poiché Google avrebbe comunque monitorato l’utilizzo di Internet per la pubblicità.

«È chiaro che le prospettive divergono tra editori di contenuti, sviluppatori, regolatori e industria pubblicitaria» riguardo alle possibili modifiche ai cookie, ha scritto Anthony Chavez, vicepresidente responsabile di “privacy sandbox”, nell’annunciare la decisione, secondo cui i progressi tecnologici registrati dal 2022 e l’avvento dell’intelligenza artificiale hanno offerto nuovi modi per proteggere i dati personali degli utenti che non desiderano condividerli.

Per Chavez il panorama normativo che si è «evoluto considerevolmente» in tutto il mondo. «Per tutti questi motivi – spiega – abbiamo deciso di mantenere il nostro approccio attuale per i cookie di terze parti in Chrome». La decisione arriva a pochi giorni dalla sentenza di un giudice americano che ha stabilito come Google abbia monopolizzato in modo scorretto le tecnologie per la pubblicità online. La sentenza potrebbe ora aprire la strada ad una richiesta a Google di scorporare i suoi prodotti per la pubblicità. L’azienda ha annunciato ricorso.

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