Autobrennero entra nuovamente nel mirino degli autotrasportatori per via delle difficoltà di transito ai camion causati dai continui cantieri che finiscono con il fare saltare tutti i tempi di percorrenza e di consegna delle merci ai destinatari, che poi applicano sanzioni agli stessi autotrasportatori che non fruiscono di alcun indennizzo per il disservizio reso dalla concessionaria che è spasmodicamente impegnata nel tentativo di ottenere un clamoroso rinnovo cinquantennale con un progetto di finanza di progetto che potrebbe essere utilmente stoppato dalla Commissione europea.
L’atteggiamento da moderni feudatari tipico dei concessionari privati è ben descritto nella risposta che Autobrennero ha fornito ad un autotrasportatore associato a “Ruote Libere” che lamentava i continui disservizi della concessionaria. «Per quanto riguarda i pedaggi, a ristoro dei costi di costruzione, manutenzione e gestione dell’opera autostradale, l’utente che utilizza l’infrastruttura è tenuto a pagare un determinato importo. Lungi peraltro dall’essere un prezzo determinato dal mercato, le tariffe praticate dalle società concessionarie sono regolamentate dallo Stato». La richiesta di essere rimborsato del costo dei pedaggi per i frequenti disservizi autostradali legati agli incolonnamenti e conseguenti ritardi nella consegna delle merci per la presenza di cantieri, sia in direzione Nord da Trento verso il Brennero, sia in direzione sud da Brennero verso Bolzano è stata rispedita al mittente.
Di fatto la società Autostrada del Brennero afferma di «comunicare tempestivamente» sul proprio sito e sulla propria App i problemi legati alla viabilità e quindi di non ritenere di dover nulla agli utenti, in particolare gli autotrasportatori, che subiscono ritardi nelle consegne. Oltre ad essere spesso prigionieri dell’infrastruttura per l’impossibilità di uscire e di circolare sulla viabilità ordinaria.
«La risposta ricevuta dalla nostra associata lascia davvero basiti – spiega la presidente di “Ruote Libere”, Cinzia Franchini -. E’ evidente che gli utenti dell’autostrada pagano per un servizio e, a fronte di un disservizio così palese, dovuto peraltro alla presenza di cantieri programmati e non a incidenti o eventi eccezionali imprevisti, non si vede perché debbano pagare. Questo è tanto più vero quanto dimostrato dal fatto che altre concessionarie autostradali, a partire da Autostrade per l’Italia, prevedono “cashback” del pedaggio a partire da 10 minuti di ritardo dovuto a lavori sulla rete di Autostrade per l’Italia, gli utenti hanno diritto ad un rimborso fino al 100% del pedaggio. Da considerare infine che il ristoro sul pedaggio è davvero la misura minima e simbolica per un autotrasportatore che – a causa delle fila in autostrada – si vede sforare i tempi di guida e riposo e non consegna la merce in tempo al cliente. Parliamo di un danno enorme e il rimborso del prezzo del pedaggio è davvero il minimo dovuto».
Fatti come questo evidenziano come la cultura del servizio al cliente alberghi molto poco nella sede dell’Autobrennero, che gioca tutte le sue carte di sopravvivenza, dopo 10 anni di concessione scaduta e continuamente prorogata anno su anno, sul progetto di finanza con il rinnovo per ben 50 anni della concessione. Un piano traballante, tanto da richiedere una riunione d’urgenza dei soci per affidare un ricorso preventivo alla magistratura amministrativa per chiarire meglio il diritto di prelazione a parità di offerta in capo al concessionario uscente. Uno scenario che, secondo voci provenienti dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, sarebbe a rischio di bocciatura da parte della Commissione europea che ravviserebbe gli estremi di violazione del principio della concorrenza nella proposta ideata da Autobrennero e approvata dal ministero di Salvini.
La gestione della concessione A22 è ancora una volta un esempio della pessima gestione dei un bene pubblico in funzione degli interessi di una ridotta platea di beneficiari, sia da parte dei proprietari uscenti – gli enti locali attraversati dai 313 chilometri di autostrada – che da parte dello stesso ministro Matteo Salvini, il quale ha privilegiato gli interessi dei suoi compari territoriali di partito piuttosto che quelli nazionali.
Sarebbe stato più logico e trasparente trasferire direttamente la concessione già largamente scaduta da Autostrada del Brennero Spa alla Autostrade dello Stato costituita appositamente qualche mese fa dal ministero proprio per subentrare alle concessioni scadute e quelle che lo saranno a breve. Ma fino ad ora, la nuova società è rimasta una scatola vuota.
Senza aspettare il probabile ed auspicato stop dall’antitrust comunitario, Salvini farebbe meglio a darsi un po’ di coraggio e passare la concessione di Autobrennero ad Autostrade dello Stato, in modo da ridurre le rendite di posizione territoriali garantite dagli ingenti pedaggi che quasi sempre non si traducono in vantaggi per chi l’autostrada la utilizza, a partire dagli autotrasportatori, sia in termini di servizio efficace ed efficiente, che di minori pedaggi, mai attuati nonostante le promesse, tanto che sulla rete Aspi – che gestisce la metà della rete autostradale italiana – è stato proprio Salvini a concedere un aumento dell’1,8% per il 2025 dopo avere sempre negato i ritocchi tariffari a danno di automobilisti ed autotrasportatori.
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