Autovelox, la Cassazione fa gli straordinari con due sentenze nello stesso giorno

Confermato l’obbligo di omologazione per tutte le “macchinette”, cui s’aggiunge l’obbligo di presentare parallelamente al ricorso anche la querela di falso nei confronti del firmatario del verbale.

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Due nuove ordinanze della Corte di Cassazione generano il caos più assoluto in tema di autovelox e nullità delle multe stradali, e rischiano di portare ad una valanga di contenziosi con danni erariali enormi per le casse statali e delle amministrazioni comunali, gli enti più beneficiati da “autovelox selvaggio”.

Nella stessa giornata, la Cassazione ha fatto gli straordinari in fatto di autovelox e relativo utilizzo e ricorsi da parte degli automobilisti multati. Con una sentenza, conferma come le sanzioni elevate da autovelox approvati ma non omologati siano tutte da annullare; con l’altra dispone che, ai fini dell’annullamento della contravvenzione, l’automobilista debba presentare una querela di falso contro chi ha redatto il verbale in cui si dichiara che l’autovelox risulta omologato.

Per il Codacons «l’inadempienza dello Stato italiano, che non ha ancora varato l’atteso decreto sull’omologazione degli autovelox, rischia di portare ad una situazione paradossale: i cittadini che per contestare la sanzione dovranno affrontare spese di giudizio, potranno rivalersi sulla pubblica amministrazione e chiedere il rimborso dei costi sostenuti, essendo evidente l’omissione in materia da parte dello Stato – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Ciò generebbe danni erariali enormi e aprirebbe la strada all’intervento della Corte dei Conti».

Non solo: pure i pubblici ufficiali che elevano la contravvenzione con autovelox non omologati rischiano una condanna penale per avere dichiarato il falso nell’atto che sanziona il trasgressore dei limiti di velocità. Con tutto quel che ne consegue, visto che al momento quasi tutti gli addetti ai controlli e alle verbalizzazioni potrebbero finire in galera per la commissione di reati plurimi e costretti pure ad indennizzare i sanzionati.

«Chi viola la legge e supera i limiti di velocità deve essere sanzionato con la massima severità, perché mette a rischio la vita altrui, ma le multe devono essere elevate nel rispetto della normativa e lo Stato in tal senso deve dare il buon esempio – prosegue Rienzi -. Arrivati a questo punto, e considerata la situazione di grave caos attuale, crediamo sia doveroso spegnere gli autovelox in tutta Italia in attesa del decreto del Mit sull’omologazione degli apparecchi».

E il ministro Matteo Salvini, chiamato in causa da tutti, rimanda la palla alle amministrazioni che colpiscono di autovelox, affermando che «al decreto Infrastrutture, che deve essere convertito entro questa estate, verrà presentato un emendamento che sancisce che se i comuni non dicono, non a Matteo Salvini ma al ministero, quanti sono gli autovelox, dove sono, in quale anno sono stati posizionati, se non me lo comunicano, quell’autovelox non esiste e non può fare multe e, quindi, l’automobilista può assolutamente ricorrere. Perché l’autovelox deve essere uno strumento di prevenzione, di dissuasione, di sicurezza, non può essere una tassa occulta sulla pelle degli automobilisti. Il mio obiettivo è di avere in estate la mappa degli autovelox».

E già che c’è, Salvini potrebbe pure attuare una bella sforbiciata al numero totale di autovelox, visto che l’Italia ha il record non invidiabile di macchinette svuota portafogli, con 11.303 apparecchi, terza assoluta nel mondo dopo Russia e Brasile e prima in Europa.

Insomma, l’autovelox è uno strumento utile per fare sicurezza e punire i comportamenti rischiosi, ma bisogna anche ricondurlo nell’alveo di un utilizzo non massivo, da utilizzare esclusivamente con la constatazione immediata della sanzione al trasgressore, anche se questo comporta maggiori difficoltà organizzative con l’applicazione di una doppia pattuglia, una per la rilevazione dell’infrazione e l’altra per la fermata del trasgressore.

Ma il problema, ancora una volta, deriva dall’inadempimento dello Stato che non ha mai varato il decreto tecnico attuativo e che ora con la sentenza della Cassazione viene scaricato sul cittadino con un aggravio sproporzionato che nella situazione attuale può comunque ottenere quasi sicuramente vittoria con la condanna al pagamento delle spese dell’amministrazione che ha elevato il verbale.

E in ambasce sono anche i vertici delle forze dell’ordine: «non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca un decreto ministeriale – lamenta il presidente dell’associazione Amici della polizia stradale Giordano Biserni -. A volte mi viene il dubbio che in Italia alla fine non si vogliano i controlli sulla velocità».

In sostanza tutto dipende dal verbale: se manca la parolaomologato”, la sanzione può cadere con un semplice ricorso; se invece l’omologazione viene dichiarata l’automobilista deve procedere con due azioni legali, già conscio del fatto che vincerà in entrambe. Di qui la decisione delle forze accertatrici di sospendere tutti i controlli, vista la situazione kafkiana in cui è incappata la norma, dato che ogni multa per eccesso di velocità può essere sconfessata in ricorso al Prefetto o dinanzi ai giudici.

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