Il Consiglio Ue ha aperto una nuova procedura per deficit eccessivo per l’Austria e ha rivisto il percorso di spesa netta della Romania, in considerazione della mancanza di misure efficaci nell’ambito della procedura stessa, inizialmente aperta nel 2020.
La decisione nel caso dell’Austria, un tempo tra i “frugali” che si piccavano per criticare la finanza allegra dei paesi mediterranei, a partire dall’Italia, deriva da un deficit nel Paese al 4,7% del Pil nel 2024. Nella raccomandazione approvata dal consiglio, l’Austria dovrà avere un percorso di spesa netta per porre fine al disavanzo eccessivo entro il 2028.
La procedura di deficit eccessivo per l’Austria, adottata dai ministri delle Finanze dell’Ue, segue la raccomandazione formulata a giugno dalla Commissione europea nell’ambito del Pacchetto di Primavera del Semestre europeo. Contestualmente, è stato approvato anche il piano strutturale fiscale presentato da Vienna, che dettaglia misure e riforme necessarie a riportare il deficit pubblico sotto la soglia del 3% del Pil, come previsto dai criteri di Maastricht.
A rappresentare l’Austria al tavolo europeo è stato il ministro delle Finanze, Markus Marterbauer, esponente del Partito Socialdemocratico (SPÖ), il quale ha dichiarato che il percorso da seguire è chiaro: «siamo chiamati dalla Commissione a dimostrare come intendiamo ridurre nel medio termine il disavanzo ereditato dal governo precedente. I provvedimenti sono già stati approvati dal Parlamento con il bilancio biennale».
Marterbauer ha assicurato che il paese è «sulla buona strada» per rientrare nei parametri. Il deficit dell’Austria ha raggiunto il 4,7% del PIL nel 2024 e dovrebbe attestarsi al 4,5% nel 2025, superando nettamente il limite del 3%. La Commissione ha concesso tempo fino al 15 ottobre 2025 per presentare un pacchetto dettagliato di misure correttive. Vienna dovrà inoltre fornire aggiornamenti semestrali sull’attuazione del piano, sia nel rapporto annuale di primavera che nel progetto di bilancio autunnale.
L’obiettivo è il pieno rientro entro il 2028. Il piano governativo prevede una riduzione progressiva del deficit: 4,2% nel 2026, con un consolidamento di 6,4 miliardi di euro nel 2025 e 8,7 miliardi l’anno successivo. Marterbauer ha minimizzato le preoccupazioni: «non ci sono segnali di danni reputazionali né tensioni sui mercati. L’Austria resta una delle economie più solide d’Europa».
Critica la posizione del Partito della Libertà (FPÖ), finito all’opposizione dopo il fallimento del tentativo di creare una maggioranza, nonostante fosse il partito vincitore delle elezioni del 2024, che accusa l’attuale governo – e in particolare l’ex partner ÖVP (Partito Popolare Austriaco) – di aver nascosto la reale situazione dei conti pubblici in vista delle elezioni. Il segretario generale Christian Hafenecker ha parlato di «partecipazione forzata» dell’Austria a un percorso che ne limita l’autonomia finanziaria.
La Federazione degli Industriali austriaci ha sottolineato che il deficit non deve diventare un alibi per ritardare riforme strutturali urgenti in settori chiave come pubblica amministrazione, pensioni, sanità e istruzione.
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