Il governo Meloni va diritto verso la conferma del “no” della maggioranza al terzo mandato dei governatori regionali, con la più che probabile impugnazione alla Corte costituzionale della legge regionale della Campania che lo ha ammesso, cosa che stopperà alle prossime elezioni regionali le ambizioni di un’auto successione di Luca Zaia in Veneto (che sarebbe al quarto mandato dopo il trucchetto di avere considerato il mandato “zero” dopo l’approvazione della legge regionale) e di Vincenzo De Luca in Campania.
Il netto “no” al terzo mandato è stato ribadito dal ministro per i Rapporti con il Parlamento e fedelissimo di Meloni, il friulano Luca Ciriani, aggiungendo anche il rigetto della proposta avanzata dalla Lega Salvini di rimandare le elezioni regionali che si dovranno svolgere tra la primavera e l’autunno 2025 a alla primavera del 2026 in congiunzione con quelle comunali con la “scusa” di risparmiare sulle spese di un turno elettorale, ma con la speranza di prolungare artatamente di un anno il mandato di Zaia, anche per consentirgli di rilanciarsi con la gestione dell’evento olimpico.
Dietro la ribadita volontà di stoppare il terzo mandato per i governatori uscenti c’è la voglia – e anche la necessità – di Fratelli d’Italia di riequilibrare i rapporti di forza tra le varie compagini della maggioranza di centro destra, dove il partito di Meloni ha da tempo surclassato la Lega Salvini Premier che fino a 4-5 anni fa era leader incontrastata nelle regioni del Nord Italia. Regioni che, elettoralmente parlando, sono ormai passate a Fratelli d’Italia, partito che anche a livello locale, come a quello nazionale, vale dalle due alle tre volte la Lega Salvini e Forza Italia.
Conseguentemente, ovvio che Fratelli d’Italia voglia riaffermare questi equilibri anche a livello regionale, tanto più che negli ultimi anni l’azione dei governatori uscenti ha dato ampi segnali di infiacchimento, specie in Veneto, a conferma di come la svolta nazionalista impressa alla Lega fu Nord da Salvini si stia rivelando un sostanziale fallimento, come del resto ha ampiamente dimostrato il recentissimo congresso della Lega Lombarda a Milano, dove si è tornati a parlare apertamente di “questione settentrionale”, di “tutela degli interessi del Nord” e di rilancio della “Padania” da parte del nuovo segretario regionale, Massimiliano Romeo, e anche da parte del governatore lombardo, Attilio Fontana.
La battaglia contro il terzo mandato è sostenuta anche da Forza Italia, che pure guarda con insistenza vero le poltrone di Veneto e soprattutto della Campania, dove il terzo giro di De Luca, osteggiato duramente dalla leader dem, Elly Schlein, potrebbe pure portare alla candidatura autonoma di De Luca fuori dalla coalizione guidata dal Pd, cosa che oggettivamente avvantaggerebbe il successo elettorale del centro destra.
Matteo Salvini farebbe bene a mettersi il cuore in pace e a riflettere seriamente sul bilancio dei suoi 10 anni di segreteria anche in vista del prossimo congresso federale, visto che la svolta che lui ha impresso al partito non ha portato i frutti sperati, anzi, ha semmai contribuito a far perdere gran parte del consenso della sua base consolidata, quella degli autonomisti e federalisti storici che non hanno mai digerito la “deriva” sotto la linea gotica, culminata con l’imbarco nel partito di personaggi ultra riciclati e con un pedigree politico non proprio tra i più specchiati, tanto che sono sempre più i “vecchi” leghisti che guardano con vivo interesse la proposta del “Patto per il Nord” lanciato da un altro ex Lega Nord, l’ex deputato Paolo Grimoldi che ha già raccolto l’adesione di tanti pezzi da novanta della base nordista del partito.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://www.linkedin.com/company/diarioditalia
https://www.facebook.com/diarioditalia
© Riproduzione Riservata