Revisione del Pnrr, la quinta in due anni

600 milioni spostati dalle ricariche elettriche alla rottamazione. Cambiano fondi ferrovie, più risorse a biometano.

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Entra nel vivo la quinta revisione del Pnrr in due anni, cosa che conferma ulteriormente l’impianto fallato allestito dal governo di Giuseppi Conte ebbro della “pioggia di miliardi” in arrivo dall’Unione europea, con la Cabina di regìa sul piano di aiuti europei che ha dato il via libera a una “rimodulazione” di alcuni interventi: 600 milioni di euro di investimenti destinati alla rete di ricarica elettrica, uno dei punti di forza degli aiuti Ue, saranno spostati su incentivi per la rottamazione auto, altri 640 milioni dall’idrogeno nell’industria a forti emissioni all’Investimento Sviluppo Biometano.

E c’è anche una “rimodulazione” degli investimenti ferroviari, che procedono in ritardo, oltre a maggiori investimenti per gli impianti di biometano per sviluppare l’economia circolare dei rifiuti e incentivare 1,2 miliardi di euro per «il futuro della mobilità attraverso le automobili a basso impatto ambientale».

Proposte di revisione del Pnrr ora all’esame del Parlamento nei prossimi giorni e poi della Commissione europea che includono «modifiche per sopravvenute circostanze oggettive», oltre a correzioni formali, relative «principalmente alla settima rata, su cui si è focalizzata l’attenzione della Commissione europea, che incidono anche sull’ottava, nona e decima rata», spiega il ministro agli Affari europei, Tommaso Foti che ha presieduto l’incontro della Cabina di regia a Palazzo Chigi.

Nel frattempo, secondo il ministro Foti, sono in corso «interlocuzioni con le amministrazioni titolari e con la Commissione europea, ai fini della piena attuazione del Piano, anche attraverso un suo aggiustamento complessivo, che seguirà la proposta di revisione tecnica all’ordine del giorno della Cabina di regia di oggi e del Parlamento nei prossimi giorni».

La revisione del Pnrr – si legge in uno dei documento consegnati agli enti coinvolti – riguarda 107milestone” e target, pari al 30% delle “milestone” e dei target previsti per il residuo arco temporale di attuazione del piano. Fra queste «rimodulazioni finanziarie» con 640 milioni di euro per il biometano e circa 597 milioni di euro in precedenza destinati alle infrastrutture di ricarica elettrica che vengono «immediatamente reimpiegati in un nuovo programma di rottamazione e rinnovo del parco veicolare che promuove la sostituzione di veicoli a combustione interna con veicoli a zero emissioni, con incentivi più vantaggiosi per le fasce di reddito più basse».

Interventi anche sul capitolo ferrovie relativamente a opere «di particolare complessità nell’esecuzione e realizzazione» dove si propongono revisioni di target e finanziamenti. Riguardano i lotti funzionali Napoli-Cancello e Cancello-Frasso stanti le criticità incontrate ad Apice-Hirpinia; il sub-investimento Palermo-Catania; la tratta Salerno-Reggio Calabria a fronte di ritardi e il terzo valico del Giovi. Il Mit spiega che comunque si mantiene «la piena salvaguardia della dotazione finanziaria originaria».

Tramontata l’ipotesi di far slittare la scadenza del Pnrr su cui l’Italia si era spesa con energia, l’urgenza di rivedere il piano italiano entra dunque nella corsa contro il tempo per stare dentro il termine del giugno 2026.

«Con il pagamento della settima rata, attualmente in fase di verifica finale da parte della Commissione europea – dice Fotisarà confermato il primato europeo dell’Italia nell’avanzamento del Piano, con 140 miliardi di euro» pari al 72% della dotazione complessiva e, in termini di performance, si raggiungerà circa il 55% degli obiettivi programmati. Anche i dati sulla spesa, in aggiornamento sulla piattaforma ReGiS e comunque sottostimati in quanto molti soggetti attuatori non hanno ancora provveduto alla rendicontazione, sono in continua crescita e sfiorano quota 70 miliardi di euro, ovvero circa il 58% delle risorse finora ricevute».

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