L’Ue accelera sulle semplificazioni per le imprese, oltre a cercare di sbloccare il Mercato Unico con l’obiettivo di liberare crescita e competitività, raddoppiando i benefici del mercato interno, stimati valere tra il 3 e il 4% del Pil europeo. Un forte input politico, cui affianca però sin d’ora alcuni interventi legislativi con il quarto “pacchetto Omnibus” da inizio anno per tagliare la burocrazia comunitaria onnipresente.
L’obiettivo finale dell’accelerazione è la maggiore efficienza con le semplificazioni per le imprese per un controvalore di 400 milioni, stima Bruxelles, dopo gli 8 miliardi delle prime semplificazioni, con una novità semantica e di sostanza: dopo le piccole e medie imprese il provvedimento riguarda anche le imprese a piccola e media capitalizzazione o “Small mid caps” (Smc). Realtà che hanno meno di 750 dipendenti (le Pmi sono sotto i 250) e fino a 150 milioni di fatturato, oppure a 129 milioni di attivi, pari a 38.000 realtà europee, che grazie all’etichetta di “Smc” potranno beneficiare delle deroghe previste oggi valevoli solo per le Pmi, con un risparmio stimato in oltre 12 milioni.
Secondo la proposta della Commissione, avranno esenzioni che riguardano obblighi sul Gdpr (salvo casi di rischio elevato), il regolamento sulla protezione dei dati, con risparmi per 66 milioni l’anno, o prospetti di quotazione più agili (12,7 milioni di costi in meno), passando a deroghe sulla “due diligence” sulle catene di fornitura delle batterie o sulla registrazione nel portale Ue dei gas fluorurati.
Tornando al punto più politico di quanto esaminato dal Collegio dei commissari europei, sul Mercato Unico secondo Palazzo Berlaymont c’è da affrontare un vero e proprio “groviglio” di regole ancora esistenti a 27 su molte aree: «ci sono 5.700 professioni regolamentate in Europa, solo sette sono armonizzate a livello europeo», si è lamentato il vicepresidente della Commissione, Stéphane Séjourné. «In un Paese, ad esempio, esiste la professione regolamentata di “esperto di funghi” (l’Italia, con il micologo, ndr). In altri Paesi, c’è la professione regolamentata di identificatore di carnivori domestici. D’altro canto, non riusciamo a trovare un accordo a livello europeo su una definizione comune di fisioterapista».
L’idea dell’esecutivo comunitario è di accelerare sul mercato comune “attaccando” innanzitutto le dieci aree dove oggi ci sono gli ostacoli più importanti. Si tratta di «dieci terribili barriere», come le definisce la Commissione, che generano oneri e fanno stagnare la competitività.
A fronte di 26 milioni di imprese e 450 milioni di consumatori, solo il 40% delle aziende europee è capace di esportare oltre confine. Si parla così di intervenire con regole su vari fronti come l’avvio dell’attività, il riconoscimento delle qualifiche, gli standard tecnici o gli ostacoli alla libera prestazione dei servizi. Ma anche sul riciclo degli imballi, dove non c’è omogeneità neppure sulle istruzioni: «i produttori di latte devono stampare etichette diverse per ogni Paese in cui vendono – ha ricordato Séjourné -. È tempo che le aziende si europeizzino, prima di internazionalizzarsi».
Il “provvedimento Omnibus” intanto andrà subito all’esame dei co–legislatori, Parlamento e Consiglio Ue. Dopo il dibattito politico atteso sulla Strategia sul mercato unico, le proposte legislative su questo arriveranno invece a inizio 2026, quando arriverà anche il “28° regime” del Rapporto Letta, il regime volontario, accanto a quelli dei 27, per facilitare l’espansione delle imprese in più Stati. Da subito si chiede su base volontaria agli Stati di nominare uno “sherpa del mercato unico” in ogni governo. «In questo modo, eleveremo il mercato unico a un livello politico, e non solo tecnico» ha detto Séjourné.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://www.linkedin.com/company/diarioditalia
https://www.facebook.com/diarioditalia
© Riproduzione Riservata