Senza carne un hamburger o una salsiccia non possono definirsi tali. A stabilirlo è l’Europarlamento che da Strasburgo ha approvato il divieto di usare termini come “hamburger” o “bistecca” per descrivere prodotti a base vegetale, nel nome della “chiarezza’ e della “tutela dei consumatori”. L’Europarlamento ha detto addio a larga maggioranza (355 voti a favore, 247 contrari e 30 astenuti) ai “veggie burger” o alle “scaloppine di tofu”, tanto per fare alcuni esempi, approvando la proposta della relatrice popolare Céline Imart alla più ampia riforma del regolamento sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli (Ocm) proposta per rafforzare la posizione contrattuale degli agricoltori nella filiera.
Per l’Europarlamento termini come «bistecche, scaloppine, salsicce, burger, hamburger, albumi e tuorli d’uovo» dovrebbero essere «riservati esclusivamente ai prodotti contenenti carne». E per “carne” vanno intese esclusivamente le «parti commestibili di animali». Esclusi, dunque, tanto i prodotti a base vegetale quanto le nuove frontiere della carne “coltivata” in laboratorio, anche se ancora non autorizzata sul mercato unico.
Ad oggi l’unico divieto in vigore in Ue è quello di usare denominazioni tipiche dei prodotti lattiero-caseari come il latte per prodotti a base vegetale. Che, in Ue, da un punto di vista legale si chiamerà, ad esempio, “bevanda di soia o avena”. Già a ottobre 2020 l’Europarlamento era stato chiamato a pronunciarsi sulla possibilità di vietare l’impiego di nomi entrati nel vocabolario comune, ma senza successo. Oggi, complice una diversa composizione dell’emiciclo, l’esito è stato diverso, anche se incerto fino all’ultimo. Lo stesso capogruppo del Ppe, Manfred Weber, aveva ridimensionato la questione definendola una «non priorità» confermando che il gruppo era spaccato.
Il divieto è stato sostenuto dall’asse dei gruppi di centro destra dell’emiciclo – Ppe, Ecr, Patrioti per l’Europa, Europa delle Nazioni Sovrane – insieme a una settantina di eurodeputati Socialisti e Liberali. Tra le fila italiane, a bocciare i “veggie burger” l’intera delegazione di FdI, Salvini premier e Forza Italia.
«E’ un provvedimento gradito ai nostri allevatori ed essenziale per garantire trasparenza nella tutela dei consumatori», ha esultato il capodelegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza. Netta la spaccatura del Partito democratico, riflesso di una frattura che ha riguardato l’intero gruppo socialista.
Esulta Coldiretti, rivendicando la battaglia per «l’introduzione rapida di norme per tutelare le denominazioni dei prodotti a base di carne e contrastare il “meat sounding” che proteggeranno i consumatori da “pratiche ingannevoli”, rafforzando il settore zootecnico a dodici stelle».
Il dibattito a Bruxelles e Strasburgo non è concluso dal momento che l’Eurocamera dovrà ora negoziare l’accordo finale sul norme con gli Stati membri sulla proposta della Commissione. Il negoziato inizierà la prossima settimana e tra le capitali sembra diffusa la convinzione che si tratti di una questione troppo politica, che poco ha a che fare con le norme Ocm che mirano a rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera.
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