Tasse più alte per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 75.000 euro per via della riduzione dell’ammontare massimo delle spese ammesse in detrazione, con un sistema di maggiore tutela per le famiglie numerose o con figli con disabilità.
La legge di bilancio 2025 che avrà effetti sulla dichiarazione fiscale del 2026 attua una stretta su coloro che sono già ampiamente vessati con una pressione fiscale del 43% con il taglio alla detraibilità di alcune spese, escluse quelle mediche, per gli interessi sui mutui e per le assicurazioni sanitarie e sulla vita. Una manovra che comporta per costoro tasse più alte a fronte di guadagni netti che non sono affatto da nababbi, aggirandosi attorno ai 3.800 euro al mese.
La novità viene illustrata nel dettaglio in una circolare dell’Agenzia delle entrate che fa il punto sulle novità fiscali in materia di detrazioni introdotte dalla legge di bilancio 2025. Il provvedimento attuativo contiene inoltre indicazioni sul nuovo tetto di spesa, innalzato a mille euro, su cui applicare lo sconto fiscale per le spese scolastiche e sulla detrazione forfetaria per il mantenimento dei cani guida.
Per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 75.000 euro la fruizione delle detrazioni dipende da un meccanismo di calcolo fondato su due parametri: reddito complessivo del contribuente e numero di figli fiscalmente a carico. La norma prevede una riduzione progressiva, all’aumentare del reddito, dell’ammontare massimo degli oneri e delle spese ammessi in detrazione, accompagnata da una maggiore tutela per le famiglie numerose o con figli con disabilità accertata.
In pratica, la soglia massima di detrazione è di 14.000 euro tra i 75.000 e i 100.000 euro e di 8.000 euro superata questa soglia, ma solo per chi ha più di due figli o un figlio disabile a carico. Per chi non ha figli, si applica un moltiplicatore che dimezza lo sconto che diventa al massimo di 7.000 euro e di 4.000 euro.
Con riferimento a questa platea di soggetti, la circolare dell’Agenzia delle entrate precisa che il reddito è calcolato al netto di quello dell’abitazione principale e delle relative pertinenze. Ai fini del calcolo del massimale, inoltre, sono escluse le spese sanitarie, le somme investite nelle start-up e nelle piccole e medie imprese innovative, gli oneri sostenuti, per contratti stipulati fino al 31 dicembre 2024, per mutui, per premi di assicurazione sulla vita o infortuni e per il rischio di eventi calamitosi, le rate delle spese detraibili ai sensi dell’articolo 16-bis del TUIR o di altre disposizioni normative, sostenute fino al 31 dicembre 2024, e gli oneri che danno diritto a detrazioni forfetarie.
Le spese per la frequenza di scuole dell’infanzia, del primo ciclo di istruzione e della scuola secondaria di secondo grado sono detraibili dall’imposta lorda nella misura del 19% per un importo annuo non superiore a 1.000 euro per alunno o studente. Fino al 2024 il tetto di spesa su cui applicare la detrazione era pari a 800 euro. Sale, inoltre, da 1.000 a 1.100 euro l’ammontare della detrazione forfetaria prevista per le spese sostenute dai non vedenti per il mantenimento dei cani guida.
Di fatto, questo provvedimento di tasse più alte pare contraddire le proposte di rilancio della classe media propugnato dal governo Meloni dopo anni di pesanti vessazioni fiscali, ma al sistema di tasse più alte per coloro che ricoprono incarichi di livello dirigenzialo neppure la maggioranza di centro destra non riesce ad uscire da una logica perversa che finisce con il penalizzare la crescita economica del Paese e la gestione di responsabilità.
L’auspicio è che con la manovra 2026 il governo Meloni riesca a correggere questa situazione, anche sfruttando le migliori condizioni della finanza pubblica.
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