I giorni di tregenda sulla rete ferroviaria italiana continuano senza soluzione di continuità, tanto che il Gruppo FS Italiane è stato costretto a chiedere scusa ai viaggiatori, senza però accompagnarle con doverose dimissioni dagli incarichi evidentemente retti senza alcun merito, visto che il trasporto ferroviario italiano è in profonda crisi.
La società ferroviaria annuncia che sono allo studio misure per migliorare la gestione nelle tratte ad alta densità, guardando con particolare attenzione ai treni meno usati che potrebbero essere soppressi per fare sfogare una rete eccessivamente affollata.
L’ennesimo lunedì nero ha riguardato oltre i treni ad alta velocità a causa della caduta della linea di alimentazione in prossimità della stazione milanese, anche i pendolari del Nord a causa un guasto sulla linea tra Peschiera del Garda e Verona i treni per Venezia.
Da inizio anno ad oggi, in soli 14 giorni, sono già 86 i casi di interruzioni della circolazione e ritardi dei treni lungo le linee ferroviarie italiane secondo i calcoli del Codacons, in pratica più di 6 casi in media al giorno. «Tra le linee più colpite proprio l’Alta Velocità in particolare la Roma-Napoli e la Roma-Firenze» secondo la denuncia delle associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega dei Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Udicon, Unc che rinnovano la richiesta di «un incontro urgente con l’amministratore delegato e il direttore generale del Gruppo Fs Italiane, Stefano Antonio Donnarumma, l’unico dei vertici che sembra non essere al momento in bilico.
In tutto questo scenario, il ministro ai Trasporti e infrastrutture, il leghista Matteo Salvini, solitamente querulo anche troppo, tace. Al suo posto parla il sottosegretario ai Trasporti Tullio Ferrante attribuendo guasti e inefficienze alla «mancanza, negli scorsi anni, dei necessari stanziamenti per l’adeguamento della rete ferroviaria».
Le Ferrovie si giustificano affermando come sulla rete «attualmente sono operativi circa 1.200 cantieri, tra opere strategiche e interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Questi lavori sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi del Pnrr e rendere la rete ferroviaria più moderna, efficiente e sicura. Il gruppo Fs – viene spiegato in una nota – sta studiando alcune misure per ottimizzare l’offerta e mitigare gli effetti negativi sul servizio, con particolare attenzione alla gestione delle tratte ad alta densità, caratterizzate da treni non sempre pienamente occupati».
Fs spiegano che «come evidenziato nel recente piano strategico quinquennale, presentato lo scorso dicembre, l’incremento del numero di treni e di passeggeri negli ultimi anni ha comportato la necessità di un ulteriore sforzo di razionalizzazione» e per questo si guarda alla gestione di tratte ad alta densità, «caratterizzate da treni non sempre pienamente occupati».
«Parallelamente – prosegue la nota – sono in corso interventi mirati a migliorare la tempestività e l’efficienza della manutenzione, sia dei treni sia dell’infrastruttura ferroviaria, con un’attenzione particolare alla sicurezza dei lavoratori. Infine è opportuno sottolineare che, pur operando in un contesto caratterizzato da un numero di cantieri e da una mole di investimenti senza precedenti, il Gruppo Fs è impegnato nello studio di iniziative specifiche volte al miglioramento delle performance, garantendo un equilibrio tra le esigenze di sviluppo, il mantenimento della qualità del servizio e la sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori»
I disservizi del trasporto ferroviario costano e caro al sistema paese. Secondo Unimpresa, i ritardi della rete ferroviaria italiana rappresentano un fardello economico di oltre 3,16 miliardi di euro all’anno per il Paese, sottolineando come questo fenomeno penalizzi in particolare le imprese e il tessuto produttivo italiano, colpendo settori chiave come trasporti, turismo e servizi.
Il costo è pesante sia per quanto riguarda i passeggeri sia per quanto riguarda le merci: i ritardi medi dei treni ad alta velocità, pari a 30 minuti per viaggio, incidono significativamente sulla produttività. Ogni giorno, circa 800.000 persone utilizzano l’alta velocità, e il costo stimato del tempo perso ammonta a 1,8 miliardi di euro all’anno, considerando una perdita media di 15 euro per ogni ora di ritardo. Per quanto riguarda il trasporto merci, che rappresenta il 13% del traffico ferroviario italiano, ritardi medi di due ore per convoglio generano inefficienze logistiche e penali contrattuali per oltre 912 milioni di euro all’anno.
Questo dato penalizza in particolare le filiere agroalimentari e manifatturiere, che dipendono dalla puntualità per garantire l’affidabilità delle consegne, soprattutto verso i mercati internazionali. Anche il settore turistico, uno dei pilastri dell’economia italiana, soffre i disagi della rete ferroviaria. Circa il 20% dei turisti utilizza il treno per viaggiare nel Paese, e i ritardi riducono la propensione al viaggio e la permanenza media. Si stima una perdita di circa 450 milioni di euro all’anno, pari al 3% del fatturato generato dalla mobilità ferroviaria nel turismo. Le imprese di servizi, invece, sono costrette a fare i conti con una diminuzione della produttività, a causa di ritardi che ostacolano appuntamenti, meeting e attività fuori sede. Per molte aziende, l’alternativa è ricorrere a mezzi privati, con un aumento dei costi operativi.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, il fenomeno, sempre più diffuso, dei ritardi ferroviari in Italia, rappresenta un problema preoccupante che incide negativamente sull’intero tessuto economico del Paese e in particolare sulle piccole e medie imprese. La mobilità è un elemento cruciale per garantire la competitività e l’efficienza delle attività produttive italiane, ragion per cui i disservizi della rete ferroviaria sono un ostacolo significativo per lo sviluppo economico.
Il 72% dei treni dell’alta velocità ha registrato ritardi nel trimestre ottobre-dicembre 2024, accumulando complessivamente oltre 278.000 minuti di ritardo. I treni regionali, pur mostrando una maggiore puntualità rispetto all’alta velocità, non sono esenti da disservizi che penalizzano pendolari e aziende che operano su scala locale. Tale fenomeno si traduce in perdite di tempo, aumento dei costi operativi e, in molti casi, mancate opportunità di business per le Pmi.
Ogni minuto perso in viaggio è un minuto non speso per il cliente, con ricadute sulla redditività dei progetti. Molte aziende si vedono costrette a preferire mezzi alternativi più costosi, come il trasporto privato, aumentando i costi operativi e, indirettamente, l’impatto ambientale che si vuole contenere. Inoltre, il trasporto ferroviario di merci è essenziale per i settori manifatturiero e agroalimentare. Ritardi nelle consegne verso i porti e i mercati internazionali minano la competitività del “Made in Italy”.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://www.linkedin.com/company/diarioditalia
https://www.facebook.com/diarioditalia
© Riproduzione Riservata