L’Eurispes ha presentato il Rapporto Italia 2025 che evidenzia un paese al bivio, dove bisogna scegliere per forza. E così dovrà fare l’Italia, come evidenzia Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes: il Paese sta vivendo un «2025 che continua ad essere carico di tensioni, rotture, tragedie sul fronte interno e su quello internazionale» e tocca cambiare modo di fare e le prospettive, utilizzando quello che definisce il «pensiero essenziale», per tornare alla base delle questioni.
Se l’economia domestica è un’arte, gli italiani devono sempre più spesso impararla e affinarla quotidianamente. Il 60% di loro, secondo i dati del Rapporto Italia 2025 di Eurispes, arriva a fine mese con difficoltà, il 76,2% non riesce a mettere da parte nulla e il 35,4% deve pure attingere ai risparmi per non andare in rosso. A picchiare di più sono gli affitti (42%), rate del mutuo (32%), utenze (29,1%) e spese mediche (24,9%). I numeri, per quanto preoccupanti, sono in miglioramento se letti nel confronto con il passato: le famiglie costrette ad attingere ai risparmi sono al minimo storico.
Più della metà dei rispondenti (55,7%) esprime una valutazione negativa sull’andamento generale dell’economia nazionale nell’ultimo anno, il 42% dichiara che la propria situazione economica è «rimasta sostanzialmente invariata», per il 37,3% è peggiorata. Il 29,2% delle persone, in caso di difficoltà, chiede aiuto alla famiglia di origine.
Altro tema caldo evidenziato dal Rapporto Italia 2025 è l’inflazione: la maggior parte degli intervistati riferisce prezzi in aumento (84,1%). Il 36,7% è pessimista sulla situazione economica del Paese nei prossimi 12 mesi. Per il 30,9% rimarrà stabile e solo uno su dieci prospetta un miglioramento. Il 22,9%, invece, non si esprime. Tra le ansie c’è la possibilità di una nuova crisi economica globale (67,6%), mentre sette italiani su dieci (69,5%) temono gli eventi climatici estremi e il 57,8% che vi siano terremoti.
La fiducia nelle istituzioni è scesa per il 36,5% dei cittadini (contro il 33,1% del 2024), con calo dei consensi per Parlamento (dal 33,6% al 25,4%), esecutivo (dal 36,2% al 30,2%) e magistratura (dal 47% al 43,9%). L’unica eccezione è quella del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: a lui si affida il 63,6% degli italiani (nel 2024 erano il 60,8%). Dati positivi anche per difesa e forze dell’ordine.
Gli italiani però sono felici nel loro paese. Più di sette su dieci (72%, erano il 62,9% nel 2011), considerano, nel 2025, una fortuna vivere in Italia. Le bellezze naturali (21,6%), la tradizione artistica e culturale (19,6%) la buona cucina (14,8%), la libertà d’opinione ed espressione (13,2%) e il clima favorevole (12%) sono i primi cinque motivi che rendono una fortuna il vivere in Italia. Tra chi invece considera il vivere in Italia una sfortuna le condizioni economiche generali (23,2%) e la precarietà lavorativa (22,7%) occupano i primi posti tra le ragioni indicate.
Tra le politiche del governo Meloni più apprezzate ci sono le misure più stringenti per chi guida in stato di ebbrezza e sotto effetto di stupefacenti (76,9%), così come per l’utilizzo del cellulare alla guida (74%). Il 55,4% degli italiani è favorevole all’imputabilità penale dei minori sotto i 14 anni per reati gravi. Sei su dieci (59,3%) sono d’accordo con la separazione delle carriere dei magistrati. La criminalità giovanile è il fenomeno indicato in più netta crescita. La settimana lavorativa corta (da 40 a 37,5 ore di lavoro a parità di stipendio) raccoglie la maggior parte di opinioni positive (69%).
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