Vini dealcolati, il Masaf pubblica decreto di autorizzazione alla produzione italiana

Procedura vietata per i vini delle denominazioni Doc-Igt a differenza di altri paesi.

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vini dealcolati

Il ministero dell’Agricoltura ha autorizzato la produzione in Italia dei vini dealcolati con la pubblicazione sul sito Masaf delle disposizioni nazionali di attuazione del decreto approvato nei giorni scorsi in Conferenza Stato-Regioni. Si tratta di vini senz’alcol o a basso tenore alcolico, già regolamentati in altri Paesi europei, ma finora vietati in Italia perché la vecchia normativa impediva che si potesse chiamarevino” una bevanda con un tenore alcolico inferiore agli 8,5 gradi.

Ora, secondo quanto disposto nel decreto, «è possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, dei vini spumanti, dei vini spumanti di qualità, dei vini spumanti di qualità di tipo aromatico, dei vini spumanti gassificati, dei vini frizzanti e dei vini frizzanti gassificati».

Con l’entrata in vigore del decreto, gli imprenditori italiani interessati a produrre i loroNoLo” ovvero vinino alcohol” o “low alcohol”, non dovranno più farlo fuori dei confini nazionali – con tutto l’aggravio di spese in fatto di produzione presso terzi e di logistica – per rispondere a questa nuova fascia di mercato che dà interessanti segnali di crescita.

Potenzialmente interessati al consumo di vini dealcolati sono non solo gli astemi, le donne incinte, gli sportivi professionisti, gli autisti e conducenti di mezzi pubblici, le persone di altri credo religioso, ovvero chi il vino non lo beveva. Ma anche i tanti che stanno sperimentando autoregolamentazioni nel bere a tavola a causa del nuovo Codice della strada.

«In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercatoNoLovale già un miliardo di dollari» sottolinea il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti.

«Questi prodotti – ha detto l’analista Swg, Riccardo Grassi, sulla base di una indagine di Swg e dell’Osservatorio del vino Uiv-Vinitaly, – interessano prima di tutto un potenziale di un milione di non bevitori di alcolici, oltre a una platea di consumatori di vino o altre bevande (14 milioni) che li ritiene una alternativa di consumo in situazioni specifiche, come mettersi alla guida».

Soddisfatta la presidente di Federvini Micaela Pallini: «la sigla del decreto sui vini dealcolati e parzialmente dealcolati da parte del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, rappresenta un importante passo avanti per il settore vitivinicolo italiano».

In Italia il processo di dealcolazione, totale e/o parziale, non potrà essere eseguito per le categorie di prodotti vitivinicoli a denominazione di origine protetta ed indicazione geografica protetta, mentre uno dei maggiori competitori italiani, la Francia, ha scelto di autorizzarne la produzione anche per le Aoc. La normativa italiana precisa che è fatto divieto di aumentare il tenore zuccherino nel mosto di uve utilizzato per la produzione del vino oggetto di dealcolazione. È altresì vietata l’aggiunta di acqua esogena e/o di aromi esogeni al prodotto ottenuto a seguito dell’avvenuta dealcolazione, parziale o totale.

 

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